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martedì 24 novembre 2009

consiglio Comunale 27 Nov. 2009

OGGETTO: CONVOCAZIONE CONSIGLIO COMUNALE

I L S I N D A C O

In relazione alle disposizioni di cui D.Leg.vo 267 del 18/08/2000 informa la S.V. che è convocato in seduta

straordinaria il Consiglio Comunale per il giorno:

27 Novembre 2009_alle ore 20.45

ed in seconda convocazione il giorno _28 Novembre 2009 alle ore 8.30_

ORDINE DEL GIORNO

1 – Proposta NR. 63

ESAME ED APPROVAZIONE VERBALI SEDUTA PRECEDENTE

2 – Proposta NR. 65

VARIAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2009, ALLA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA E

AL BILANCIO PLURIENNALE 2009-2011 – ASSESTAMENTO (si propone la immediata eseguibilità)

3– Proposta NR. 62

PROROGA CONVENZIONE PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEL CANILE (si propone la immediata eseguibilità)

4– Proposta NR. 44

SCUOLA DELL’INFANZIA PARITARIA PARROCCHIALE – RELAZIONE E RENDICONTO FINANZIARIO 2008 -

PRESENTAZIONE

Gli atti relativi ai suddetti oggetti saranno depositati presso la Segreteria Comunale almeno 24 ore prima

dell'inizio della seduta.

venerdì 20 novembre 2009

Proposta di contributo per AVSI


I consiglieri comunali del gruppo “La tua Castel Guelfo”

Propongono

Di destinare la somma di € 1.250,00 per la “Cooperazione e solidarietà internazionale” ad uno dei progetti di A.V.S.I., l’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale che ha le sedi principali a Milano e Cesena e sedi dislocate in diverse città del nostro territorio, una anche a Imola.
Da anni questa Associazione promuove interventi in realtà di bisogno, rispondendo non in modo semplicemente assistenzialista, ma realizzando opere educative secondo la logica “Educazione + istruzione = sviluppo”.
Vogliamo in particolare contribuire al progetto in Brasile CENTRO DI ORIENTAMENTO E FORMAZIONE PER GIOVANI E DONNE A SALVADOR BAHIA fase II, che rappresenta il completamento di quanto già realizzato lo scorso anno e che è stato inserito nel programma regionale di cooperazione internazionale dell’Emilia Romagna. L’amministrazione comunale, su nostra richiesta, ha già partecipato al cofinanziamento della prima fase ed il contributo è stato regolarmente rendicontato in data 8.07.2009. Il contributo di €.1.250,00 sarà destinato a spese per le attività didattiche e socio-assistenziali dei ragazzi che A.V.S.I sta aiutando ad uscire dal vortice della povertà attraverso la formazione e l’educazione. Vista anche la serietà e la precisione con cui lavorano questi volontari, siamo orgogliosi di sostenere la loro preziosa e importante attività

martedì 17 novembre 2009

Tema: DAI VALORE ALLA TUA CASA Incontro alle 20.30 a Castel Guelfo "Palazzo Malvezzi" - Sala Consiliare -



Castel Guelfo: Questa sera alle 20.30 nella sala Consiliare del Comune di Castel Guelfo si terrà un incontro organizzato dalla CNA di Imola e dallo Studio 3D.
Un incontro basato sul tema del "Piano Casa", di come dare valore alla casa, alle tecniche relative al risparmio energetico, alle agevolazioni fiscali.

Relazione del Prof. Andrea Padovani


IL CROCIFISSO, UN SEGNO DI CIVILTA’
del Prof. Andrea Padovani
Vicende piccole e grandi, di risonanza mondiale hanno richiamato l’attenzione sulla presenza di crocifissi nei luoghi pubblici: ospedali, scuole, tribunali, aule consigliari.
La motivazione addotta è la medesima: l’impossibilità di apporre un segno religioso all’interno di spazi pubblici, in uno stato che voglia essere laico.

Se il crocifisso fosse soltanto un simbolo religioso potremmo forse essere d’accordo, anche se poi occorrerebbe cimare: campanili e mimetizzare le chiese; bonificare i cimiteri, e riverniciare quadri e scalpellare le sculture; bandire l’ascolto della “Passione secondo Matteo” di Bach o la “Messa da Requiem” di Mozart.
Col che si sarebbe solo a metà dell’opera, perché vi sarebbe da rivedere l’intera toponomastica mondiale, nomi di paesi, vie e piazze. E non vado oltre.

Ora, però, va detto con chiarezza che il crocifisso non è solo un segno religioso: è un segno che ha anche altri significati, altre valenze. È un segno, direbbero gli specialisti, “polisemico” che allude e molte cose, non direttamente, non immediatamente di valore religioso.

Proverò a spiegarmi con alcuni esempi di facile comprensione.
Vedo una croce su un’ambulanza, in un ospedale, nell’insegna di una farmacia, in una bandiera (poniamo quella danese, svedese, inglese, greca).
Nessuno pensa a quel segno come ad un richiamo alla passione di Cristo. Esso rinvia a servizi di soccorso, ricorda una storia di unità, di identità nazionali: non immediatamente un dato di natura religiosa.
Altro è evidentemente, se quella croce è posta al centro di una chiesa, mostrata alla devozione dei fedeli.

Per questo motivo ritengo che opportunamente da più parti si sia provveduto opportunamente a distinguere il diverso significato della croce, in luoghi diversi: pubblici, da un lato; destinati al culto nell’altro.

Nel primo caso- che è quello che più ci interessa, qui – il crocifisso esprime un segno di unità, esprime un dato storico e culturale di cui non possiamo fare a meno, per cui il nostro mondo non sarebbe più lo stesso, non sarebbe quello che è senza l’apporto del cristianesimo.
In questo senso aveva ragione Benedetto Croce – il laico Benedetto Croce – nello scrivere che “non possiamo non essere cristiani”.

Questa affermazione è sostenibile ove si riflette sulla storia dell’Occidente. Dicevo, poco fa, che per alcuni la croce dovrebbe essere tolta da ospedali, tribunali, scuole, aule consigliari.

Cominciamo pure dai tribunali.
Per secoli, il diritto comune d’Europa – fino all’avvento di Napoleone o addirittura ben oltre tale limite - è stato il diritto romano-canonico. Dunque, il diritto di Giustiniano (che già aveva cristianizzato le leggi pagane di Roma) e quello della Chiesa. Principi e valori di libertà, rispetto della persona, controllo dell’attività economica, equità e giustizia.
Tutti gli ordinamenti europei, moderni, traggono linfa da queste medesime radici. Anche oggi, nelle aule dei tribunali, il crocifisso richiama i giudici alla tremenda responsabilità che si assume chi condanna un innocente: come di fatto avvenne nella persona di Cristo.
Non per caso, in tutte le aule di giustizia di Venezia – nella sua storia più che millenaria – esibivano un ritratto della Passione. Monito e “memento”.

E veniamo agli ospedali
Essi furono certo istituiti anche nell’antichità greco-romana: ma di rado, in casi particolari, quasi sempre a favore di chi poteva permettersi certe cure.
Ben alta fu l’attenzione del fenomeno a partire dal Medio Evo. Ospedali sorsero numerosissimi, nelle città, nelle campagne più sperdute, lungo le vie di comunicazione.
Voluta dal popolo cristiano, vissero di elemosine, di lasciti testamentari ma soprattutto della generosità di molti che – per puro amore di Cristo – si occupavano dei poveri, viandanti, bambini abbandonati, storpi, pazzi, povere meretrici, lebbrosi.
Molti dei nostri ospedali – a cominciare da Santa Maria della Scaletta – traggono origine da quelle istituzioni volute e sostenute – lo ripeto – da un popolo educato,, nella fede, alla carità. La croce esprime in un segno visibile tutta quella storia.

Le scuole.
Anche per queste vale il discorso appena fatto intorno agli ospedali. Luoghi destinato alla educazione dei fanciulli, degli adulti, sorsero ovunque presso conventi, monasteri, semplici chiese parrocchiali. Fino alle università: sicchè le più antiche mostrano ancora, nel loro sigillo, figure di santi, di crocifissi, di madonne.
Si potrebbe parlare del salvataggio della cultura classica ad opera dei monaci benedettini: ma è una cosa fin troppo nota e scontata.
Aggiungerò allora qualcosa di meno scontato: è mio parere che l’insegnamento della dottrina cattolica non dovrebbe essere scelta facoltativa, com’è oggi nelle scuole italiane. Non lo dovrebbe, perché la conoscenza del cristianesimo è premessa indispensabile per comprendere la storia della letteratura, dell’arte, della filosofia, della storia.
E questo, senza lesione del principio della laicità, perché altro è sapere, altro è credere.
Posso e debbo studiare Hegel, Marx, Nietzsche senza per questo diventare idealista, marxista, o nietzchiano.
Anche un pensatore non sospetto – come l’ebreo Spinoza – scrivendo al collega Oldenburg, affermava: “Io dico che per salvezza non è assolutamente necessario che conosciamo Cristo secondo la carne: mentre è tutt’altra cosa per quel che riguarda quell’eterno figlio di Dio che è la sapienza eterna di Dio, la quale si è manifestata in tutte le cose e massimamente nella mente umana”.
Il discorso a Ratisbona di Benedetto XVI – sul logos, il verbo divino – ribadiva la fondatezza della recondita parte di quella lettera spinosiana.

Veniamo allora all’ultimo punto: l’esposizione della croce nelle aule consigliari di un municipio.
È merito del cristianesimo (diversamente da quanto accade nel mondo islamico) avere distinto politica e religione attraverso un processo storico faticoso, ma infine coerente.
Non per caso uno storico americano, Harold Berman (Law and Revolution) ha visto nella lotta per le investiture, avviata nel secolo XI tra Chiesa e Impero, il primo evento rivoluzionari nella storia d’Europa.
Le moderne democrazie sono debitrici verso il monachesimo benedettino del principio di maggioranza nelle delibere. Il diritto naturale, anticipatore, per certi versi, delle attuali dichiarazioni dei diritti umani, fu propugnato dalla Chiesa e dai filosofi cristiani.
Il valore della persona (ignote alla civiltà classica e ad altre religioni) fu sostenuto con forza dalla riflessione teologica: “non c’è più né uomo né donna, né giudeo né greco né libero né schiavo” . ecco le parole di S.Paolo.

Non si vede, allora, perché la croce – come simbolo di civiltà – non possa apparire in quei luoghi, ove si tratta del bene comune.

Qualcuno ha sostenuto che, per costruire una comunità politica, sia sufficiente la presenza dei simboli dello Stato: la bandiera, il sigillo repubblicano, il ritratto del Presidente della Repubblica .

Non può essere sufficiente. La storia di questo paese non si riduce – non si può ridurre – a questi ultimi 60 anni di storia repubblicana. Per amare l’Italia, la sua storia plurimillenaria, la sua arte, la sua cultura, il suo spirito, ci vuole altro. Né possiamo pensare davvero che i nuovi arrivati – gli immigrati – possano sentirsi parte della nostra comunità civile solo per quest’ultimo pezzo di storia recente.
A loro e ai nostri figli insieme, toccherà la tutela convinta di un patrimonio culturale che ha radici antichissime.

Questo mi premeva dire, perché questa è la nostra storia, ben racchiusa nel segno della croce.
Una storia che poteva essere diversa, senza la presenza della Chiesa. Quando nel 568, giunsero i longobardi in Italia – prima vera, tragica invasione delle nostre terre – la storia fu ad un bivio.
Lo fu, perché queste popolazioni barbare, germaniche, recavano una concezione della vita che non conosceva né pietà né misericordia per i deboli, i malati, le donne.
Non per caso il nazionalsocialismo improntò la sua ideologia alla ripresa di quelle tradizioni germaniche: nei simboli, nell’immaginario, nei riti. Che furono poi il modello in cui si ispirarono ossessivamente le SS totenkopf – le feroci Teste di morto -.

Se poi, nel 643, Rotari, promulgando il suo Editto, dichiarava di avere ascoltato la voce dei miserabili e dei diseredati, lo fece per una sola ragione: perché la Chiesa, nel giro di 60 anni, aveva impresso su quel popolo un’altra visione della vita.

Cambiò la storia d’Italia, allora, e quella d’Europa.

Se questo accadde, e l’Occidente si arrestò di fronte al baratro, fu merito di quel crocifisso che qualcuno, oggi, pretenderebbe di cancellare dai nostri occhi.

Fonte:www.presenzattiva.it 17/11/2009

Sposarsi è discriminante


La Regione allarga alle coppie di fatto l'accesso ai servizi sociali. Il diritto di accedere alla fruizione di servizi pubblici e privati si applica ai singoli individui, alle famiglie e alle forme di convivenza, non riconoscendo il ruolo specifico della famiglia garantito dall'art.31 della Costituzione.

domenica 15 novembre 2009

Il Sindaco Vittorio Gatti di Bensana Brianza: multa ai presidi se non c'è il crocifisso in aula


Monza - Dovranno adeguarsi entro 7 giorni - ma le multe di 150 euro non scatteranno subito - i presidi e i dirigenti scolastici destinatari di un'ordinanza di un sindaco brianzolo leghista che ha disposto che in ogni aula dovrà essere affisso un crocifisso. L'ordinanza è stata firmata giovedì scorso dal primo cittadino di Besana Brianza, Vittorio Gatti. "Non saremo così fiscali da pretendere subito il pagamento della multa, daremo ai presidi il tempo di adeguarsi, ma poi l'ordinanza dovrà essere rispettata - ha detto Gatti, 65 anni - Mi sembra di aver deciso la cosa più giusta, io il crocifisso nelle scuole l'ho sempre visto, credo si debba aver rispetto delle nostre tradizioni e difenderle contro chi non sa neppure di cosa si stia parlando".


La sua decisione ha comunque provocato molte reazioni. "A me sono arrivati solo consensi - ha replicato - Ho la mail piena di messaggi di solidarietà e in molti si sono complimentati con me, l'altro giorno al bar mi hanno fatto quasi festa e per me che sono stato eletto con pochi voti di vantaggio è stata una grande soddisfazione". Nell'ordinanza, pubblicata sul sito del comune, il sindaco fa riferimento alla sentenza della Corte di Strasburgo e al ricorso del governo, oltre a decisioni a favore del crocifisso della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato.


"Ritenuto che il crocifisso - ha scritto il sindaco - esprima in Italia in chiave simbolica l'origine religiosa di valori civilmente rilevanti quali tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione delle persona, libertà, solidarietà, rifiuto di ogni discriminazione". Entro 7 giorni i vigili urbani cominceranno giri nelle scuole (a Besana, 16.000 abitanti, ci sono numerosi plessi, compreso un liceo e una professionale serale) a controllare che l'ordinanza sia stata rispettata.


Fonte : IL giornale.it dom.15 nov.2009


Complimenti Sig. Sindaco. Finalmente qualcuno che passa dalle parole ai fatti. Grazie

In Emilia Romagna spuntano i "Dico di fatto"

La finanziaria approvata dalla Giunta toglie la famiglia dai criteri usati per stilare le graduatorie per accedere ai servizi di welfare

La finanziaria approvata dalla Giunta della Regione Emilia Romagna, che dovrebbe diventare legge entro Natale, apre l’accesso ai servizi sociali e alle prestazioni sanitarie senza porre differenze tra coppie sposate e coppie di fatto. Niente più graduatorie che considerano la famiglia: per AVVENIRE, che riporta oggi la notizia, è la prima attuazione dei Dico senza i Dico, bollata come «un ragù all’emiliana». Pierpaolo Donati, docente a Bologna e presidente dell’Osservatorio per la famiglia, spiega in realtà che i dico non c’entrano, «è l’ottica ideologica della giunta che rende la famiglia irrilevante agli effetti delle politiche di welfare». I servizi sociali quindi verranno erogati indipendentemente dalla famiglia in cui si vive, «il che comporterà effetti perversi di discriminazione verso le famiglie».

Di spalla due interviste. La giurista Lorenza Violini ribadisce che è incostituzionale l’equiparazione tra famiglia legittima e convivenza di fatto, mentre Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari parla di «menzogna giuridica» e sottolinea come il pensare che un favor familiae sia discriminatorio e quindi cenusrabile significhi sostenere «che la famiglia, attraverso la sua identità giuridica, non abbia più, o non debba più avere, rilevanza sociale».

Fonte: vita.it 13/09/2009

Famiglie e unioni:

è un ragù all’emiliana

«Questa», la famiglia e «quelle», le convivenze comprese quelle gay, «per me pari sono». Lo stabilisce la finanziaria regionale approvata dalla Giunta dell’Emilia Romagna che potrebbe diventare legge entro Natale. La proposta, prevista all’articolo 42, riconosce a tutti i cittadini il diritto di accedere alla fruizione dei servizi pubblici e privati senza discriminazione, diretta o indiretta, di orientamento sessuale. I diritti generati dalla legislazione regionale nell’accesso ai servizi si applicheranno ai singoli individui, alle famiglie e alle forme di convivenza previste dal nuovo regolamento anagrafico della popolazione.

Ciò significa che non ci sarà più differenza nelle graduatorie per l’assistenza agli anziani, l’accesso ai servizi sociali e alla prestazioni sanitarie. Una svolta che qualcuno ha già definito come i 'Dico' all’emiliana. Anche se a questo proposito il sociologo Pierpaolo Donati precisa: «Chi, in questo caso, evoca trionfalmente l’icona dei Dico fa confusione, sbaglia e mette fuori strada per evidenti finalità ideologiche. La norma approvata rivela l’ottica ideologica della Giunta Errani che rende indifferente la famiglia agli effetti delle politiche di welfare: cioè dice alla gente che – prosegue il docente dell’Università di Bologna – la famiglia non importa nulla, perché i benefici vengono erogati a prescindere dalla famiglia in cui si vive; il che comporterà dei grossi effetti perversi e delle discriminazioni verso le famiglie».

Adriano Guarnieri, portavoce del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, esprime perplessità e preoccupazione. «Da questa proposta – afferma – esce mortificata la famiglia costituzionalmente riconosciuta. Se c’è una totale identità tra i diritti degli individui da una parte e della famiglia dall’altra, ne deriva che la famiglia risulta penalizzata, non più riconosciuta in quello specifico ruolo sociale che la Costituzione prevede». Ermes Rigon, presidente del Forum regionale delle associazioni familiari esprime sorpresa e rammarico. «La famiglia, la coppia con figli non viene adeguatamente presa in considerazione come un bene sociale primario per l’intera comunità regionale. Non le viene riconosciuta priorità sociale e antropologica. Anzi – osserva ancora Rigon – viene messa sullo stesso piano delle convivenze di ogni tipo. Non viene riconosciuto il grande lavoro di cura che la famiglia vive nel suo interno». Quale futuro abbiamo come famiglie, si chiede ancora Rigon «se siamo messe sullo stesso piano dei conviventi anche senza vincoli affettivi oppure di nuclei di persone anche non legate da vincoli di parentela e affinità?».

Tante le reazioni in campo politico. «Dall’Emilia Romagna – accusa Silvia Noè, consigliere regionale Udc – arriva il colpo che affossa definitivamente la famiglia. Mi preoccupa molto la miopia di questa Regione che, limitandosi a fotografare in modo sterile il presente, distrugge ogni prospettiva di futuro per i figli. Una politica che non guarda al domani è una politica incapace di interpretare lo sviluppo e la crescita del territorio che governa. È il momento di fare chiarezza: chi crede nella famiglia prenda posizione e lo dimostri con proposte, fatti e voti». «La scelta della Giunta regionale è squisitamente propagandistica ed elettorale», denuncia il consigliere regionale del Pdl Gianni Varani. «Il vero problema – conclude – è la confusione sulle convivenze e la grave marginalizzazione della famiglia autentica. La vera giustizia non è questa propaganda politicamente corretta alla quale cede la Giunta regionale che appiattisce tutto al ribasso ed ai legami più inconsistenti; la vera giustizia è sostenere, aiutare, non discriminare, valorizzare fiscalmente la vera famiglia tra uomo e donna che si assume responsabilità pubbliche».

Da Bologna Stefano Andrini

fonte : Avvenire.it

A lezione di Crocifisso



Giovedì sera alle 20.30 presso la sala della biblioteca comunale di Toscanella, si è tenuta la conferenza che ha avuto per tema" Crocifisso, simbolo di civiltà" relazionata dal Prof. Padovani Andrea, ordinario di Storia del diritto medioevale e moderno nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna, organizzata dall'associazione "Presenza Attiva".


Un folto numero di persone, comprese figure note della politica locale, hanno potuto ascoltare una vera e propria lezione basata su gli approfondimenti della storia del crocifisso non solo come simbolo legittimo della religione cattolica, ma anche come dato di civiltà di rilevanza storica e culturale.


In relazione alla recente sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ( già pubblicato nel post precedente) e in attinenza alle contestazioni di chi si dichiara contrario alla presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici, ritenendo di non dover imporre un simbolo religioso in uno Stato che vuole essere laico, il professor Padovani evidenzia, come conclusione alla sentenza, che tutte le croci poste su campanili di chiese, cimiteri, sculture, dipinti, ospedali, ambulanze, etc. dovrebbero scomparire. Nella sua relazione egli distingue che il crocifisso all'interno della chiesa, rappresenta la passione di Cristo e che nei luoghi pubblici rappresenta un valore storico e culturale sottolineando che il nostro mondo non sarebbe quello che è senza l'apporto del cristianesimo.


Si è analizzato specificatamente ai luoghi pubblici la presenza del crocifisso:


- nei tribunali trova fondamento nel diritto romano e nel diritto canonico, storicamente comuni all'Europa. Il diritto canonico moderava l'impostazione egoistica del diritto romano completandolo con i principi di equità, giustizia, libertà e rispetto della persona propri della Chiesa e fondamento basilare, oggi, degli ordinamenti giuridici europei. Ha colpito notevolmente l'analisi della presenza del crocifisso nelle aule dei tribunali, quale monito a non ripetere quel tragico errore giudiziario che condusse alla condanna di Quell'innocente;


- negli ospedali e negli istituti di cura la sua presenza è legata alla carità cristiana che si prendeva cura di poveri ed emarginati;


- nelle scuole perché già dal medioevo i primi luoghi di educazione erano conventi, monasteri, chiese, università; nei sigilli delle Università più famose del mondo sono presenti simboli religiosi; nella cultura classica,tramandata ai posteri, grazie all'opera di monaci benedettini che ricopiarono tutte le opere del diritto.


Il Prof. Padovani afferma che l'insegnamento, nelle scuole pubbliche, della dottrina cattolica non dovrebbe essere facoltativa bensì obbligatoria perché essenziale per comprendere letteratura, diritto, storia e arte. "Una cosa è sapere, altro è credere. Una cosa è conoscere, altro è esprimere un atto di fede". Il principio di laicità non viene minato dal cristianesimo.


- nelle Sali Consiliari Comunali si deve al cristianesimo la distinzione tra religione e politica, dove anche le moderne democrazie trovano fondamento nelle regole dei monaci benedettini che attuavano il principio della maggioranza nelle deliberazioni. Il valore della persona e l'uguale dignità degli esseri umani si affermano solo grazie al cristianesimo.



La storia di questo paese non può ridursi agli ultimi 60 anni pensando che gli immigrati possano sentirsi vicini alla nostra cultura solo per questo breve lasso di tempo. E' fondamentale tutelare il nostro patrimonio culturale radicato nei tempi.



Si è poi approfondito il significato del termine “LAICO”, dove inizialmente indicava una non apertura alla Chiesa, come il termine pace che esprimeva il “non guerra” e come colui che sostiene le proprie affermazioni senza dipendere dalle Scritture.


Si orienta la vita di ognuno all’effimero, poiché non esistono valori che possano essere condivisi, festeggiando i propri traguardi terreni con i “materiali”, opprimendo la ragione che ci porterebbe a chiederci: chi siamo , cosa siamo, qual è il nostro destino? Qual è il male? Qual è il bene?....senza trovarvi risposta.


Tramite Nietzsche si afferma che se Dio fosse una logica attestabile , non sarebbe più Dio,ma tutto ciò che controlliamo con la nostra testa.


Laicità esclude completamente la pertinenza religiosa dell’uomo che conviene allo stadio infantile dell’umanità. Radici del laicismo si riscontrano nell’illuminismo, corrente filosofica del ‘700 che porta lume all’oblio della religione e del medioevo.


La rivoluzione Francese muove vitalità dall’illuminismo sostituendo alla Trinità i concetti di uguaglianza, fratellanza e legalità, evolvendo nel liberalismo e nel socialismo, e animando violenti lotte nei secoli successivi.


Il concetto di libertà viene esasperato dal liberalismo, quello di uguaglianza dal socialismo e non si comprende perché gli uomini devono essere “fratelli”.


Il laicismo esprime la religione come un sentimento individuale , capace di dialogare con altre culture religiose a patto che ci si spogli della propria identità religiosa. Il Natale come il crocifisso offenderebbe la cultura islamica, secondo alcuni.


L’esistenza attuale è posta su fondamenti materiali , principio per il quale l’islam giudica l’Occidente “Satana”, sfruttatore del terzo mondo, nemico di Dio.


Ci incolpano di essere materialisti e di non essere cristiani fedeli, di non inglobare la nostra esistenza sulla religione relegando Dio, come principio fondamentale della religione e palesano sostanziale disprezzo per chi abbandona la propria fede .

http://sialcrocifisso.blogspot.com/

venerdì 13 novembre 2009

La sentenza di Strasburgo sui crocifissi e i suoi effetti


Ometto ogni mia valutazione e, immaginando che i lettori possano avervi interesse, mi limito ad alcune annotazioni sulla situazione determinata dalla sentenza con la quale la Corte europea dei diritti dell'uomo ha deciso che la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni, e della libertà di religione degli alunni.
Nella motivazione i giudici Françoise Tulkens (Belgio, presidente), Vladimiro Zagrebelsky (Italia), Ireneu Cabral Barreto (Portogallo), Danute Jociene (Lituania), Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajò (Ungheria), Isil Karakas (Turchia) affermano che “la presenza del crocefisso (...) nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso” ed essere, quindi, indotti a pensare di trovarsi “in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione”.
D'altra parte la Corte si dice non “in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana”.
Dalle notizie di stampa non risulta se la sentenza sia stata presa all'unanimità o a maggioranza e se qualche giudice si sia avvalso della facoltà di esprimere il proprio motivato dissenso. Dissenso è stato espresso, oltre che dal Vaticano, che ha definito la sentenza “miope”, e, in Italia, da molte forze politiche di maggioranza e di opposizione, e dal governo, che ha espresso la volontà d'impugnare la sentenza. Si tratta tuttavia di un percorso ad ostacoli. Difatti la Corte di Strasburgo è composta di varie “Camere”, che hanno più o meno la funzione di giudici di primo grande e di una Grande Camera, corrispondente all'incirca alla nostra Cassazione.
Le parti non soddisfatte della decisione di una Camera possono, entro tre mesi, impugnarla davanti alla Grande Camera, alla quale spetta tuttavia decidere se dare il via libera, indipendentemente da quella che sarà poi la decisione finale, all'impugnazione, che l'art. 43 della Convenzione europea ammette solo “quando la questione oggetto del ricorso solleva gravi problemi di interpretazione o di applicazione della Convenzione o dei suoi protocolli, e anche una grave questione di carattere generale”. Purtroppo non è affatto certo che i “laicissimi” giudici della Corte considerino “grave” e di “carattere generale” la questione della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche.
Senza anticipare nulla, si pone comunque fin d'ora la domanda sul “Che fare?” nel caso che l'impugnazione venga dichiarata inammissibile o respinta con sentenza. Al momento la Convenzione affida sostanzialmente l'esecuzione delle sentenze alla buona volontà dei singoli Paesi interessati sia pure sotto la sorveglianza del Comitato dei Ministri (attuale art. 46). L'esperienza ha tuttavia evidenziato che molti Paesi non sono troppo solleciti nel dare esecuzione a sentenze sgradite e che il Comitato dei Ministri non dispone di adeguati mezzi di pressione, dal momento che si ritiene che il ricorso (già oggi possibile) all'art. 8 della Convenzione (sospensione del diritto di voto in Comitato ed eventuale espulsione dall'Organizzazione) sia una misura estrema e nella maggior parte dei casi controproducente. In data 12-13 marzo 2004 è stato, quindi, varato il “Protocollo di emendamento” n. 14, che, all'art. 16, modifica l'art. 46 della Convenzione nel senso di rendere possibile, attraverso una particolare procedura, che coinvolge la Corte, la condanna dello Stato inadempiente al pagamento di una sanzione finanziaria.
Tuttavia il Protocollo n. 14 non è ancora entrato in vigore a causa della mancata ratifica da parte della Russia (si ricorda che ci si muove nell'ambito non dell'Unione Europea, ma del Consiglio d'Europa, del quale è organo la Corte di Strasburgo). Di conseguenza il governo italiano, se è veramente deciso a non dare applicazione alla sentenza anti-crocifisso, dispone di un non indifferente spazio di manovra per fare conoscere a chi di dovere questa propria ferma determinazione, che, anche per il possibile coinvolgimento di altri Stati, potrebbe aprire una grave crisi nel Consiglio d'Europa, che tutti hanno certamente interesse ad evitare. Francesco Mario Agnoli, magistrato, da Voce di Romagna, 5/11/2009

giovedì 12 novembre 2009

La Scuola italiana si butta sulle lavagne touch


Il Governo ci crede, il premier Silvio Berlusconi è ufficialmente tornato a parlare delle 3 "i" a suo dire affossate dalla sinistra. Ora non c'è più tempo da perdere, ha spiegato, e per la scuola digitale occorre procedere "a tappe forzate" per "colmare il ritardo".Su quali siano le tecnologie di svolta in questa prima fase del rilancio si è dilungata invece il ministro all'Istruzione Mariastella Gelmini, che ha spiegato come dai primi di novembre inizieranno le consegne in tutta Italia di 10mila lavagne interattive multimediali. Dispositivi che saranno indirizzati in questa prima fase alle scuole medie.Si tratta, ha spiegato il Ministro, solo di un primo intervento, dell'inizio di una distribuzione a pioggia nelle classi, tanto che entro la fine del 2009 il Governo prevede di riuscire a piazzare le lavagne in almeno il 40 per cento delle scuole. Ai 20 milioni di euro spesi per l'avvio del progetto, l'anno prossimo se ne aggiungeranno altri 10, "per mettere a disposizione di altre scuole - ha dichiarato Gerlmini - questa nuova modalità di apprendimento".
Va detto che le lavagne, note come "LIM" (vedi esempio qui a lato), non sono certo una invenzione dell'ultimo minuto: ormai da qualche anno queste lavagne, caratterizzate da uno schermo touch, vanno diffondendosi nelle scuole. Lo schermo è collegato a laptop, videoproiettore e casse, il che consente di aumentare il tasso di interattività di molte diverse tipologie di corsi. In particolare alunni ed insegnanti, questo il proposito del Governo e questo quanto è emerso dalle sperimentazioni che si sono fin qui tenute a livello regionale nell'uso delle LIM, possono facilmente adottare il nuovo supporto al di fuori delle lezioni di informatica, dove spesso è confinato l'uso di queste tecnologie. Documenti di ogni genere, dai disegni ai testi, possono essere richiamati ed "utilizzati" sulle lavagne, sia dal docente che dai ragazzi.Per utilizzare al meglio questi strumenti, evidentemente, i docenti devono essere formati, da qui il coinvolgimento dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, che avrà il compito di raccordarsi con almeno 24mila insegnanti, con i quali si individueranno nuove formule didattiche che sfruttino al meglio le nuove possibilità. "Il processo di innovazione aperto dalla LIM - ha dichiarato Gelmini - consentirà di sperimentare un nuovo rapporto tra libri di testo e contenuti digitali. E i docenti - ha specificato - avranno la possibilità di sviluppare nuove soluzioni e metodologie didattiche, che prevedano una forte integrazione tra testo a stampa e contenuti digitali".Altre parole chiave pronunciate nelle scorse ore sono "pagella digitale", "accesso web al fascicolo dello studente", "registro digitale" e cose come "rilevazione delle assenze via SMS o via Email". Parole chiave che, ha assicurato Gelmini, entro fine dicembre si saranno tradotte in realtà per almeno 4mila istituti scolastici italiani.

fonte: punto informatico


Nel comune di Brisighella, la scuola diventa tecnologica. Alcune scuole si sono dotate di n.3 lavagne interattive multimediali. Con questo strumento, cambia l'apprendimento in classe e si sperimenta una didattica diversa da quella tradizionale. Le scuole che hanno riceuto le lavagne (LIM), fornite anche di videoproiettore , casse acustiche e pc portatile, sono la primaria" Olindo Pazzi", la secondaria di primo grado " Giuseppe Ugonia" di Brisighella e alla primaria "Giovanni XXIII " di Fognano. Le dimensioni delle LIM sono le stesse di una lavagna tradizionale didattica, trasformandosi in un computer che permette di visualizzare testi , immagini e video presenti sul pc dell'insegnante. Sullo schermo è possibile scrivere con pennarelli virtuali fino a 3000 colori, disegnare qualsiasi oggetto, tracciare disegni ma anche creare e spostare oggetti con le dita. Spiegazioni e interrogazioni possono essere salvati e inviati anche agli studenti assenti.

Insomma, una miglioria didattica tecnologica, che permetterebbe una maggiore conoscenza del supporto informatico a vantaggio di un sistema di educazione ancora tradizionale.

E chissà, se a Castel Guelfo , qualcuno si è interessato per ottenere una di queste lavagne.

Il nostro intento è quello di scoprirlo, e perchè no, riuscire ad avere una di queste lavagne per il nostro plesso scolastico.
Dopo una verifica della situazione oggetto di questo articolo, abbiamo riscontrato che a Castel Guelfo , precisamente presso il plesso Scolastico di Giovanni Paolo II , è stata consegnata una LIM funzionante e gestita da due docenti e collocata presso un aula della scuola secondaria.
grazie

martedì 3 novembre 2009

Tema sicurezza


Quanto accade nei pressi del territorio guelfese, è un capanello d'allarme per tutti.

La mancanza di un coordinamento di controllo territoriale è frutto di una politica gestionale che disperde le poche forze a disposizione per il presidio.

Più volte, abbiamo cercato di sottolineare che non è sufficiente il senso civico dei cittadini come deterrente alla micro criminalità.

La denuncia del lettore , così come riportato nell'articolo, è il chiaro esempio di quanto accade oggi....

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